C’è sempre una prima volta. Per tutto, per tutti.
Non tutte le prime volte hanno lo stesso sapore, significato, valore.
È la prima volta che ospitiamo una persona a casa nostra: Mamadou, un ragazzo senegalese di 21 anni coetaneo dei nostri figli.
È la prima volta che ci interroghiamo sulla posizione della Mecca in casa nostra.
È anche la prima volta che prepariamo pietanze senegalesi e al cellulare, in viva voce, chiacchieriamo con gli amici senegalesi che hanno cercato rifugio e chance in Spagna.
Ma queste nostre prime volte, seppur molto importanti, fanno da specchio ad altre prime volte: quelle di Mamadou.
Ieri, dieci dicembre, Mamadou ha festeggiato con noi e con gli amici dei nostri figli il suo 21esimo compleanno. Era la prima volta che festeggiava il compleanno.
L’ha detto con un filo di voce poco prima di soffiare la candelina.
L’emozione e la gioia erano palpabili. Lui giovane africano scappato dalla povertà e dalla violenza, attraversando il deserto, scappando da una prigione in Libia, salvato in mare poco prima che il gommone nel quale viaggiava insieme ad altri 106 amici affondasse.
La sua storia così unica e così simile a tanti giovani che rischiano la vita nella speranza di un futuro possibile.
La felicità che si leggeva negli occhi nascondeva il pensiero per i suoi genitori, quelli veri, quelli africani. Il babbo che lo ha sempre aiutato come poteva e gli ha insegnato i principi dell’Islam. La mamma che non ha conosciuto perché se ne è andata quando era troppo piccolo.
Adesso che è approdato a casa nostra li ha chiamati, per la prima volta, dopo anni.
La prima volta al cinema, la prima piada, il primo cassone non rallentano l’energia e la dedizione che Mamadou investe nello studio e nello sport, nella vita che finalmente inizia a sentire sua e vuole conquistare.
Sì perché, per la prima volta nella sua vita, può studiare, allenarsi o uscire con gli amici. Per la prima volta, non c’è più nessuno che lo obbliga a fare i lavori più umili e faticosi altrimenti erano percosse e legnate.
E se anche per la prima volta gli è permesso di essere un giovane di 21 anni, per la prima volta deve confrontarsi con i meccanismi della legge italiana: seppure il tribunale gli abbia riconosciuto il permesso di soggiorno umanitario, l’Avvocatura della Stato dell’Emilia Romagna, unica in Italia, ha fatto ricorso contro se stessa ed ora, il destino di Mamadou, è appeso alla decisione di un giudice.
Non è la prima volta che Mamadou deve affrontare ostacoli e non sarà certo l’ultima volta: noi non vediamo l’ora di poter festeggiare con lui il definitivo riconoscimento del suo status e, sarebbe per Mamadou, la prima volta da un uomo libero e con pieni diritti.