Cronache dalla zona rossa, giorno 17: 24/03/2020
Il protrarsi di questo periodo, l’incertezza sulla sua durata, la precarietà che stanno vivendo tantissime persone, interrogano nel profondo il nostro futuro. Tante sono le preoccupazioni.
Quando torneremo alla normalità? Come sarà la quotidianità dopo Covid-19? Quante aziende non riusciranno a sopravvivere? E le persone che lavorano per loro?
E … io?
Alcune cose abbiamo capito che possono diventare stile quotidiano, ad esempio, la possibilità di lavorare da casa o di poter effettuare riunioni, con persone sparse ovunque, stando comodamente seduti in ufficio. tutto questo con ricadute straordinariamente positive sia per la nostra qualità di vita e sia per l’ambiente.
A fronte di questa crisi mondiale ci è offerta un’occasione unica per pensare ad un nuovo modello economico che dovrà mettere radici sul lavoro reale – quello vero e concreto, quello fatto di fatica e sudore, quello fatto di donne e di uomini –, sui bisogni quotidiane delle persone, tenendo lo sguardo sulle risorse naturali e l’ecosistema.
Abbiamo un’occasione unica, quella di lasciarci alle spalle l’economia che uccide, come la definisce Papa Francesco, capace di guardare solo alla finanza e ai mercati, incurante delle persone e, tanto meno, della nostra Casa Comune.
In fondo, se ci pensiamo, cosa ci serve per vivere bene?
Covid-19 ci sta insegnano, a modo suo, quali sono le cose essenziali per stare bene. Prima di tutto le amicizie.
Mi viene in mente un momento molto bello della mia vita.
2012, come volontario di protezione civile ho avuto l’opportunità di andare nel modenese.
Sapendo di questa mia esperienza gli amici del Nordic Walking mi hanno segnalato Raffaele, un loro amico, istruttore a Mirandola.
Ci siamo conosciuti in un pomeriggio caldissimo a Cavezzo.
Seduti, all’ombra di un container, con una bottiglia di acqua fresca, abbiamo scoperto di avere tantissimi interessi in comune a partire dallo scoutismo. Abbiamo parlato di comunità, di valori, di bellezza…
Domenica 3 giugno, dopo la seconda forte scossa del 29 maggio e, dopo essere andato a camminare sul San Bartolo ingiallito dalle ginestre, pensando a quanto ci eravamo detti con Raffaele, con la mia famiglia abbiamo deciso di andarli a trovare.
Dopo la messa al campo della protezione civile a Mirandola, siamo andati a Medolla dove i suoi genitori hanno un terreno. Quell’aia era diventata rifugio per parenti e amici, ognuno con la sua tendina, camper, roulotte. Ognuno la sua precarietà.
Noi avevamo portato una macchinata di cassoni, loro il lambrusco.
Una giornata bellissima, una lunga tavolata, chiacchiere, sorrisi, …
Unici momenti particolari quando un camion passava sulla strada vicinale e, per le vibrazioni, i nostri nuovi amici tremavano impauriti.
Siamo stati bene anzi, benissimo, sono bastati cassoni, lambrusco e, condimento indispensabile, la voglia di stare insieme.
Con Raffaele, Mariangela e la loro splendida famiglia siamo diventati amici e continuiamo ancor oggi ad incontrarci.
Grazie a loro ho trovato la ricetta per il dopo Coronavirus e per porre le fondamenta del nuovo modello economico: piada con sardoncini, radicchio e cipolla, un buon sangiovese e, come direbbe Paolo Cevoli, … la sburonaggine, il patachismo e l’ignorantezza che ci contraddistinguono e tanta, tanta umanità.
Insieme ce la faremo, ne sono certo!
Saluti, piadina, Sangiovese e umanità, dalla zona rossa