A Lesbo c’è stato l’incontro con la «bancarotta» dell’umanità e della solidarietà. Quella che anche la civile Europa sta vivendo in questi ultimi anni davanti all’immane tragedia dei profughi. Incrociare i loro sguardi ed entrare nei drammi di queste persone non può più permettere di considerare le vite di bambini, donne e uomini come capi di bestiame “fuori recinto”, non può consentire di condannare alla pena turca del rimpatrio forzato decine di migliaia di famiglie in fuga dalla guerra e dalla miseria.
A Lesbo non c’è stato bisogno di dire tante parole. Sono bastati i gesti eloquenti e condivisi di tre capi di Chiese cristiane, il Papa e i «fratelli» Patriarchi ortodossi, per ricordarci chi siamo e invocare la responsabilità in un momento in cui altri leader (anche) cristiani, stavolta politici, alzano barriere in Europa.
Nel corso dell’intervista concessa nel volo di ritorno a Roma, il Papa ha mostrato visibilmente commosso i disegni regalati dai bambini del campo profughi di Mòria e ha voluto ribadire che tutti devono essere aiutati e non bisogna fare distinzione tra quelli che fuggono per la guerra o per la miseria. «Io – ha detto – inviterei i trafficanti di armi a passare una giornata in quel campo».
Ma soprattutto il gesto finale è destinato a portare frutto. Non si era mai visto un seguito papale formato da tre famiglie di rifugiati musulmani scendere la scalette dell’aereo che lo riportava a Roma.
LIBERACI DALL’INDIFFERENZA
Dio di misericordia,
Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini, che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore.
Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto.
Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole.
Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.
Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione.
Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.
Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza,apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.
Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle.
Aiutaci a condividere con loro le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.