Intervento di Marcello Goussot del Comitato No Ombrina.
Il comitato è nato in Abruzzo in seguito al progetto petrolifero Ombrina mare è proposto dalla società inglese Rockhopper (ex Medoilgas), che vuole trivellare 4-6 pozzi di fronte alla costa di S. Vito chietino (Ch), a 7 km dalle spiagge.
Ora è impegnato a sostenere i referendum sociali su scuola, beni comuni, trivelle, inceneritori.
Domenica 17 aprile si andrà a votare per il referendum riguardante le concessioni per le
trivellazioni in mare. Se è vero che il quesito referendario in realtà evita il nodo cruciale, sarà
senz’altro un appuntamento importante per mettere il governo di fronte una realtà che vede centinaia di migliaia di cittadine e cittadini contrari a un modello di sviluppo basato su opere che hanno il solo risultato di devastare e impoverire i territori.
Non tutti sanno che questa battaglia viene da molto lontano e che nella mia terra, l’Abruzzo, viene portata avanti già da qualche anno ormai.
Già nei primi anni 2000 infatti la zona di Ortona fu oggetto di un aspro scontro tra
popolazione e istituzioni a causa del tentativo dell’ENI di installare una centro oli proprio in una delle zone di produzione del Montepulciano d’Abruzzo.
Quando questo progetto venne definitivamente accantonato (nel 2010), sembrava che
finalmente la regione si fosse liberato del rischio petrolio.
Nell’estate 2012 invece esplose una nuova bomba: il governo diede il via libera ad un
vecchio progetto (avviato in realtà già nel 2005) della Medoil gas per aprire un pozzo nel
tratto di costa di fronte il centro di San Vito Chietino.
Per chi non conoscesse l’Abruzzo, quello è uno dei tratti di costa più belli della regione,
cosparso dei tipici trabocchi (antiche costruzioni sul mare per la pesca) e pieno di insenature con magnifiche spiagge e calette.
Il progetto, chiamato Ombrina 2, prevede la trivellazione di un tratto di mare a 7km appena dalla costa e di una nave raffineria FPSO a 11 km più lunga dello Stadio Adriatico di Pescara per una durata di 25 anni.
Non appena si diffuse la notizia ci fu una mobilitazione totale da parte della popolazione che costituì immediatamente un comitato No Ombrina per organizzare e mettere in moto le azioni per opporsi al progetto.
Comitato No Ombrina che è un vero e proprio laboratorio, con la partecipazione delle più diverse sensibilità, dai sindaci dei paesi della costa ai centri sociali, passando per le associazioni ambientaliste e associazioni di categoria preoccupate per le ricadute sul turismo.
Al Comitato si è aggiunta anche la ferma opposizione alla petrolizzazione dei vescovi di Abruzzo e Molise con diversi documenti che richiamano al rispetto del creato.
Sin da subito, quindi, la mobilitazione fu totale con diverse azioni di controinformazione nelle piazze e nei luoghi di cultura (in primis nell’università di ChietiPescara, dove formammo un comitato universitario), che lavorò per la costruzione di una grande manifestazione a Pescara che si tenne sabato 13 aprile 2013 e che vide la partecipazione di 30 mila persone da tutta la regione.
Una mobilitazione tale non si vedeva da anni in Abruzzo e raccolse veramente il più ampio ventaglio di associazioni, movimenti, istituzioni e semplici cittadini e cittadine.
Il risultato fu di sottoporre l’intero progetto alla Valutazione di Impatto Ambientale che fu in un primo momento negata, con grande giubilo dell’intero movimento.
Il 25 gennaio 2015 però la commissione Nazionale VIAVAS diede parere favorevole tra la sorpresa generale e così ripartì la mobilitazione con una serie di assemblee tenute presso il Centro Sociale Zona 22 a San Vito Chietino che videro la partecipazione di centinaia di persone.
Nacque così l’idea di costruire una nuova grande mobilitazione per il maggio successivo, da tenere questa volta a Lanciano (centro di riferimento della zona). Il 23 maggio 2015 ancora una volta 30 mila cittadini e cittadine sfilarono per il centro della cittadina, ribadendo con forza il NO ad un’opera inutile e dannosa.
Nei mesi successivi la mobilitazione non si è fermata con la contestazione di Renzi a L’Aquila e diversi sit-in a Roma sotto il Ministero delle Attività Produttive.
Siamo così ai nostri giorni: il 5 gennaio scorso Renzi ha sospeso Ombrina per un anno, un escamotage per cercare di far fallire il referendum proprio in uno dei territori epicentro dell’opposizione al trivellamento dell’Adriatico.
Il comitato non si è fermato e continua la mobilitazione, in questo momento concentrato sul referendum, ma proiettato anche sulle prossime azioni da portare avanti.
Una delle cose infatti che sicuramente il piccolo Abruzzo può insegnare è che le battaglie possono essere portate avanti sì a livello istituzionale, ma che bisogna costruirle soprattutto anche dal basso, in mezzo a chi vive i territori e li ama.
Solo così si potrà costruire una vera alternativa che si opponga al modello di sviluppo coloniale che voglio imporre governo e lobby economiche.